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Max Deste: "Il mio modo di scrivere è piuttosto spontaneo"

Max Deste, scrittore e cantautore svizzero, ha recentemente pubblicato il suo terzo romanzo “Il desiderio di cadere” (Albatros Editore). Dopo la raccolta poetica “Chiarori in una notte senza stelle” (2006), la trilogia teatrale “Le metamorfosi” (2011), e la pubblicazione dei romanzi Show Surprise (2013) e Segui il tuo respiro (2017), l’artista si è cimentato in una nuova e avvincente opera letteraria.

“Il desiderio di cadere” è un racconto crudo e drammatico in cui è presente anche una vena ironica, che riesce ad alleggerire la storia raccontata; Jack, il protagonista dell’opera, è la voce narrante che accompagna il lettore in una vicenda che parla di perdita e di dolore ma anche della possibilità di rinascere e di ritrovare l’equilibrio.

Max, con “Il desiderio di cadere” riconfermi l’abilità di narratore. Illustra il processo creativo della realizzazione del libro…

Soffrivo un po’ di vertigini. Fino alla maggiore età mi potevo tuffare nei fiumi e nei pozzi di montagna da altezze sconsiderate, salire con l’ascensore in cima alla Tour Eiffel, o attraversare una vallata dentro una minuscola teleferica; poi da un giorno all’altro mi sono bloccato. La sola idea mi faceva girare la testa. Per questo motivo, mi privavo di molte situazioni avventurose. Quindi ho pensato di scriverci una storia. Un po’ per sdrammatizzare questo mio disturbo, un po’ con l’idea di provare a superarlo, o comunque a gestirlo meglio, e così è stato. Infatti, da qualche anno ho imparato a convivere meglio in quelle situazioni che in passato mi facevano stare male. Ad ogni modo, il punto di partenza del libro era l’immagine di una cascata e del mio protagonista che cadeva giù. 

Come è avvenuta la scelta dei contenuti?

Il mio modo di scrivere è piuttosto spontaneo. Racconto quello che vedono e vivono i personaggi, pertanto non pianifico a priori dei contenuti particolari da trattare. Parlando del presente, mi trovo comunque confrontato con situazioni significative che riguardano soprattutto le relazioni tra gli uomini.

Hai degli autori di riferimento che stimolano la tua creatività?

La lista è lunga. Per fare qualche nome, limitandomi agli ultimi decenni, direi Wallace, Delillo, Houellebecq.

Quanto c’è di te nel protagonista, Jack

Più che di me, credo che Jack sia lo specchio dell’uomo che cerca di sopravvivere in una società sempre più frenetica tecnologica. Potremmo parlare di un’intera umanità sull’orlo del precipizio… 

Quale è stato il capitolo più impegnativo da raccontare e quale, invece, quello che, nel rileggerlo, ti reca più emozione?

In questo caso, l’ultimo è stato il più impegnativo. Volevo dare la possibilità ad ogni lettore d’immaginarsi il suo finale. I più emozionanti, invece, direi che sono numerosi, quindi non saprei quale scegliere.

Un pregio e un difetto della tua scrittura…

Inizio dal difetto. Vorrei scrivere più in fretta. Il tempo medio tra un romanzo e l’altro è di circa quattro anni. Di questo passo non ne scriverò molti… Per il pregio, il fatto che non mi annoi a rileggere le mie cose, mi sembra qualcosa di molto positivo. Credo insomma di essere abbastanza spassoso anche nei momenti in cui i temi sono drammatici.

In base alla tua esperienza, quale consiglio daresti a uno scrittore emergente?

Leggere tanto.

Progetti futuri?

Sono circa anni che sto lavorando alla mia seconda opera poetica. Come dicevo in precedenza, sono piuttosto lento. La prima era uscita nel 2006. Spero quindi di terminarla, prima o poi. Magari già nel corso del 2023. Per quanto riguarda i romanzi. Ne ho iniziato uno la scorsa estate, ma sono decisamente ancora in alto mare. Infine, sul piano musicale, sto lavorando ad un nuovo album d’inediti.

 

 

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