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Il regista e produttore Michele Lunella ha calcato il red carpet di Venezia 80 per prendere parte alla X edizione del Premio Starlight International Cinema Award, un evento collaterale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Lunella, accompagnato dall’aspirante attrice Yvonne Di Francia, ha raccontato della realizzazione del suo ultimo lavoro cinematografico “Andiamo avanti… Le due strade del successo”. Il film, disponibile su Amazon Prime, rappresenta un segnale di ripartenza per un settore profondamente scosso dall’inattività forzata a causa del Covid-19, illustra tematiche attuali, di interesse comune, offrendo vari spunti di riflessione.

Michele Lunella ha dichiarato: “Sono molto orgoglioso del lavoro svolto e di poter mostrare la pellicola anche oltreoceano, dove sto registrando diversi consensi. Desideravo realizzare questo film da alcuni anni con l’intento di portare sul grande schermo una condizione frequente tra i ragazzi che sognano di raggiungere il successo nel settore dello spettacolo. Alla luce dell’impatto della pandemia, che ha devastato il mondo e che ha cambiato abitudini e modo di vivere, ho voluto che la trama rispecchiasse l’attuale contesto storico per lanciare un messaggio di ripartenza rivolto a tutti. Sono felice di aver preso parte, come ospite, all'evento ideato dalla mia amica Francesca Rettondini insieme a Giuseppe Zaccaria. Venezia è una città incantevole e viverla durante la Mostra del Cinema è ancor più spettacolare“.

Michele Lunella è dal 2022 produttore, distributore e regista, di Amazon Prime in America, Germania e Inghilterra.

 

Sono sempre sempre più insistenti le voci di una relazione tra Damiano David, il frontman dei Maneskin, e Martina Taglienti, la modella amica della bassista del gruppo Victoria De Angelis. E proprio Victoria ha postato su Instagram lo scatto di una tavolata tra amici in cui Damiano appare seduto accanto alla modella 22enne.

Nessuna effusione tra i due, dopo quel bacio in discoteca a giugno, eppure Martina e il cantante della rock band romana continuano a vedersi. Come amici o qualcosa di più non è ancora chiaro; Damiano a fine giugno è stato avvistato con la modella Jessie Andrews, ex attrice a luci rosse. Solo il tempo svelerà il mistero...

Intanto i Maneskin hanno annunciato l’uscita di un nuovo singolo, Honey (Are u Coming?) in arrivo a breve.

La madrina della 20esima edizione del Magna Graecia Film Festival sarà l'attrice Ivana Lotito. A darne notizia il fondatore e direttore artistico della kermesse, Gianvito Casadonte, nel sottolineare che l'interprete nota al grande pubblico per i successi televisivi di "Gomorra" e "Sei donne", sarà il volto che rappresenterà l'evento in programma dal 29 luglio al 5 agosto a Catanzaro.

Attrice di origine pugliese, Ivana Lotito é stata nel cast di numerose fiction televisive tra cui “Terra ribelle”, “Il restauratore”, “Ultimo”, “Squadra antimafia” fino a raggiungere la notorietà nel ruolo di Azzurra in “Gomorra - la serie” (2015) ed entrando nel cast della terza stagione della serie Rai “Tutto può succedere”.

Parallelamente alla televisione, ha debuttato anche al cinema come protagonista del film “Hotel Meina” di Carlo Lizzani, seguito da “Cado dalle nubi” (2009) di Checco Zalone, dalla partecipazione al film internazionale “Letters to Juliet” di Gary Winick, e nel 2016 ancora a Venezia con “Il più grande sogno” di Michele Vannucci. Successivamente è stata nel cast delle commedie dirette da Marco Ponti “Io che amo solo te” e “La cena di Natale” (2015 - 2016) e del film “Il grande spirito” per la regia di Sergio Rubini accanto allo stesso Rubini e a Rocco Papaleo (2017).

Nel 2019 è stata protagonista dell’opera prima del già affermato documentarista Marcello Sannino, “Rosa Pietra Stella”, l'anno successivo é apparsa in “Passeggeri notturni” ed ha preso parte alla monumentale serie Sky “Romulus”. Di recente si é divisa tra il set delle serie Netflix  “Briganti”, Rai1 “Sei donne” e Disney+ “Uonderbois”.

Laurian, poliedrico artista outsider, ritrae nelle sue tele situazioni, ambienti o paesaggi trasfigurati in scorci quotidiani immersi spesso in giochi di riflessi temporali o di memoria con lo spettatore, quasi fermi immagine di un ipotetico conflitto tra il tempo relativo e tempo assoluto o storico. Cromatismo armonico ed avvolgente; le opere di Laurian sono un inno alla bellezza ricercata nell’eterna e quotidiana esperienza umana.

Laurian, come ti sei avvicinato all’arte e quando hai deciso di intraprendere il percorso artistico?

Intorno all’anno 2000 ho sentito la necessità di intraprendere un mio percorso artistico, con l’idea di avvicinare l’arte all’immediatezza e impalpabilità della poesia e della musica. Son sempre stato attratto dall’arte e dalla musica, sin da bambino. Mio padre è stato pittore per un certo periodo, come tanti altri nella mia famiglia. Son cresciuto tra libri d’arte.

Quali sono state le esperienze determinanti per la tua formazione?

Davvero determinanti potrei citarne quattro: aver posato come modello da ragazzo (mio fratello è artista), esser stato gallerista di mostre d’arte negli anni dell’università (negli anni ottanta ho allestito mostre di Transavanguardia ed Arte povera), aver suonato in diverse rock band romane ed aver scritto novelle e romanzi. Sono esperienze apparentemente diverse e forse lontane tra loro ma in realtà hanno tutte contribuito in maniera decisiva alla formazione della mia particolare sensibilità percettiva, nella capacità di leggere e percepire l’essenziale e magari sintetizzarlo su tela.

Come nascono le tue opere e quali sono i soggetti che prediligi?

Il contrasto, l’accostamento cromatico è il primo ingrediente necessario, ciò che muove la struttura sottostante. Picasso collocava i colori sulla tela “per vederli muovere”; col tempo ho capito cosa intendesse dire. I colori tra loro dialogano, tracimano, s’intersecano, si muovono, si contorcono. I colori si annullano o si potenziano muovendosi per sottili linee percettive sulla tela. Movimenti che cambiano a seconda di chi osserva il quadro. E’ un lavoro caleidoscopico intenso. In genere scelgo due o tre colori in contrasto e poi il resto della struttura segue.

Quale impressione cerchi di suscitare in chi osserva i tuoi dipinti?

Il contatto coi suoi paesaggi interiori, lo stupore come canale collaborativo tra chi guarda e chi ritrae per far emergere una verità condivisa. Nell’epoca del bombardamento mediatico, si è perso il senso dell’incanto e della meraviglia e del trasecolare come mezzo espressivo e conoscitivo. I danzatori dervisci, la taranta pugliese o certa arte performativa son tutte forme d’arte che creano una collaborazione tra chi osserva e chi agisce. E’ così che l’arte comunica oltre il sé.

In che misura l’arte può influire sulle abitudini ed i comportamenti delle masse?

Dostoevskij aveva senz’altro ragione nell’indicare la bellezza come unica forma di salvezza e di riscatto. L’arte, se fatta col cuore e soprattutto per il cuore, può davvero compiere il miracolo di svegliare la bella addormentata nel bosco, la coscienza callosa, dura e indifferente collettiva d’oggi. L’uomo è divenuto impermeabile ai sentimenti e nega la sua stessa natura di continuo. E’ intinto come un biscotto nella globalizzazione dell’indifferenza, come la chiama Papa Francesco.

Quali sono i messaggi alla base della tua produzione artistica?

Il mondo, l’universo, sono e vivono dentro di noi. Il mondo è davvero lo specchio di quello che siamo: noi percepiamo il riflesso di ciò che creiamo ogni giorno, alzandoci e creando la nostra tavolozza. Il mondo ci guarda e siamo noi gli artisti che lo creano, in un misterioso gioco di specchi. Ecco l’importanza dell’arte, dell’impegno di ciascuno di noi nel proporre un mondo nuovo.

Una valutazione critica del tuo operato…

Semplificare. Sto ancora tentando di abbattere la forma, scoprire il tratto come ideogramma e simbolo, vedere attraverso i colori. Tradurre la forza col semplice gesto del pennello, come nei busti incompiuti di Michelangelo.

Progetti futuri?

Cimentarmi di nuovo con tele grandi, oltre i due metri. Mi son fermato 10 anni fa, dopo una sorta di colluttazione, esausto. Ne ho fatte cinque, poi mi son fermato. Ma è ora di tornare sul luogo del delitto; c’è un richiamo a cui devo rispondere.

 

Nel cuore di Napoli si nasconde un posto dove ogni uomo può sentirsi libero di scegliere il proprio stile! Un posto dove l’artigianalità napoletana si fonde con quella americana, in cui ogni uomo può dare un giusto valore alla vita. Vanny barber é  diventato il punto di riferimento di quasi tutti napoletani amanti dello stile di barba e capelli.

La passione e la dedizione al proprio mestiere ha reso Vanny un personaggio noto sui social, raggiungendo cifre altissime come 59.1 milioni di visualizzazioni. La creatività di Vanny soddisfa tutti!

Il noto barber realizza tagli tradizionali con pettine e forbici, tagli elettrici dalla sfumatura personalizzata, effettua rasatura barbe come un tempo con tanto di panno caldo e trattamenti relax. L’ artista artigiano che, lavora dall' età di 14 anni, ha intrapreso un percorso che lo ha condotto al successo, riuscendo ad attrarre anche anche chi non è appassionato del settore. Attualmente é richiestissimo ed è fonte d’ispirazione per tutti i giovani che credono in loro stessi.

Caterina Balivo, ospite del programma di Rai1 "Da noi... a ruota libera" condotto da Francesca Fialdini, si racconta tra vita professionale e privata e si sofferma in particolare sulla sua grande passione per il calcio e la squadra del Napoli.

Tifare Napoli è molto glam e il mio tifo per questa squadra è incondizionato da sempre, al punto che se dovesse vincere lo scudetto giuro che farò la pizza in piazza”.

Mario Ermito, volto emergente del cinema italiano, è l’attore che interpreta il ruolo di Andreas nella nuova mini serie di Rai 1 "Fiori sopra l’inferno", tratto dall’omonimo romanzo thriller di Ilaria Tuti.

L’attore veste i panni di Andreas accanto alla protagonista Elena Sofia Ricci (Teresa Battaglia), profiler e attenta osservatrice, capace di risolvere i casi più intricati e misteriosi. Un personaggio complesso e difficile quello interpretato da Mario Ermito, scoperto e smascherato nell’ultima puntata.

Reduce dal successo come coprotagonista al cinema in “Por los pelos. Una historia de autoestima”, girato in Spagna e distribuito da Warner Bros, vedremo la stella nascente del cinema nei prossimi mesi in una serie Netflix e in un film italiano girato per Rai Uno.

Considerando le premesse, Mario Ermito ha tutte le carte in regola per affermarsi nel settore cinematografico, coniugando talento e bellezza.

Max Deste, scrittore e cantautore svizzero, ha recentemente pubblicato il suo terzo romanzo “Il desiderio di cadere” (Albatros Editore). Dopo la raccolta poetica “Chiarori in una notte senza stelle” (2006), la trilogia teatrale “Le metamorfosi” (2011), e la pubblicazione dei romanzi Show Surprise (2013) e Segui il tuo respiro (2017), l’artista si è cimentato in una nuova e avvincente opera letteraria.

“Il desiderio di cadere” è un racconto crudo e drammatico in cui è presente anche una vena ironica, che riesce ad alleggerire la storia raccontata; Jack, il protagonista dell’opera, è la voce narrante che accompagna il lettore in una vicenda che parla di perdita e di dolore ma anche della possibilità di rinascere e di ritrovare l’equilibrio.

Max, con “Il desiderio di cadere” riconfermi l’abilità di narratore. Illustra il processo creativo della realizzazione del libro…

Soffrivo un po’ di vertigini. Fino alla maggiore età mi potevo tuffare nei fiumi e nei pozzi di montagna da altezze sconsiderate, salire con l’ascensore in cima alla Tour Eiffel, o attraversare una vallata dentro una minuscola teleferica; poi da un giorno all’altro mi sono bloccato. La sola idea mi faceva girare la testa. Per questo motivo, mi privavo di molte situazioni avventurose. Quindi ho pensato di scriverci una storia. Un po’ per sdrammatizzare questo mio disturbo, un po’ con l’idea di provare a superarlo, o comunque a gestirlo meglio, e così è stato. Infatti, da qualche anno ho imparato a convivere meglio in quelle situazioni che in passato mi facevano stare male. Ad ogni modo, il punto di partenza del libro era l’immagine di una cascata e del mio protagonista che cadeva giù. 

Come è avvenuta la scelta dei contenuti?

Il mio modo di scrivere è piuttosto spontaneo. Racconto quello che vedono e vivono i personaggi, pertanto non pianifico a priori dei contenuti particolari da trattare. Parlando del presente, mi trovo comunque confrontato con situazioni significative che riguardano soprattutto le relazioni tra gli uomini.

Hai degli autori di riferimento che stimolano la tua creatività?

La lista è lunga. Per fare qualche nome, limitandomi agli ultimi decenni, direi Wallace, Delillo, Houellebecq.

Quanto c’è di te nel protagonista, Jack

Più che di me, credo che Jack sia lo specchio dell’uomo che cerca di sopravvivere in una società sempre più frenetica tecnologica. Potremmo parlare di un’intera umanità sull’orlo del precipizio… 

Quale è stato il capitolo più impegnativo da raccontare e quale, invece, quello che, nel rileggerlo, ti reca più emozione?

In questo caso, l’ultimo è stato il più impegnativo. Volevo dare la possibilità ad ogni lettore d’immaginarsi il suo finale. I più emozionanti, invece, direi che sono numerosi, quindi non saprei quale scegliere.

Un pregio e un difetto della tua scrittura…

Inizio dal difetto. Vorrei scrivere più in fretta. Il tempo medio tra un romanzo e l’altro è di circa quattro anni. Di questo passo non ne scriverò molti… Per il pregio, il fatto che non mi annoi a rileggere le mie cose, mi sembra qualcosa di molto positivo. Credo insomma di essere abbastanza spassoso anche nei momenti in cui i temi sono drammatici.

In base alla tua esperienza, quale consiglio daresti a uno scrittore emergente?

Leggere tanto.

Progetti futuri?

Sono circa anni che sto lavorando alla mia seconda opera poetica. Come dicevo in precedenza, sono piuttosto lento. La prima era uscita nel 2006. Spero quindi di terminarla, prima o poi. Magari già nel corso del 2023. Per quanto riguarda i romanzi. Ne ho iniziato uno la scorsa estate, ma sono decisamente ancora in alto mare. Infine, sul piano musicale, sto lavorando ad un nuovo album d’inediti.

 

 

Un San Valentino amaro per Chiara Ferragni e Fedez. La coppia d’oro dei social non ha condiviso nessuna foto romantica, nessuna stories su Instagram. Domina il silenzio... Una scelta che è andata ad amplificare le voci che la coppia sarebbe in crisi dopo quanto accaduto sul palco di Sanremo e il bacio tra Rosa Chemical e il rapper. Ma è davvero così? 

Secondo quanto riporta Il Giornale, potremmo trovarci di fronte a una messinscena. Alcune fonti sono abbastanza certe che tra i Ferragnez non ci sia nulla di particolarmente preoccupante ma di certo la lontananza a San Valentino, almeno apparente, è evidente. Chiara Ferragni ha condiviso sui social un selfie da sola, in cui è apparsa un po’ stanca.

Le Iene, Fedez ha messo in chiaro le cose: “Follia parlare di tradimento, era un gesto d’amicizia”.

È musicista, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra. A partire dagli anni ‘90 collabora con Pino Daniele e intensifica la sua attività di arrangiatore e produttore collaborando con numerosi artisti.  

Maestro, ritorna sul palco dell’Ariston di Sanremo per dirigere i Modà, grandissimo gruppo musicale…

«È stata un’emozione fortissima. Io sono un fan di Francesco e di tutto il gruppo».

Il gruppo ha vissuto la depressione del loro frontman e per un pò sono usciti di scena…

«Si. Sul palco dell’Ariston i Modà portano un pezzo vero, sincero, nato da un’ispirazione reale. Non è stato confezionato con lo scopo della vittoria, non è un brano scritto su commissione. Sono stati molto coerenti con il loro stile».

Il brano si intitola “Lasciami” e colpisce subito la frase “È il primo giorno senza te” …

«Si. La prima cosa a cui pensi quando ascolti il brano la prima volta è che faccia riferimento ad una coppia, invece si riferisce al disagio emozionale che ha vissuto. Ora sembra esser ritornato in forma, la sua voce è super potente, è stato molto intonato a differenza di qualcun altro che ha avuto qualche incertezza d’intonazione durante l’esibizione».

Quando è nata la collaborazione con il gruppo?

«Da quando abbiamo presentato il brano “Arriverà” con Emma. Ci siamo aggiudicati il podio, il secondo posto. Da lì, il gruppo, ha avuto una carriera bellissima, ha fatto un tour negli stadi, due date al San Siro sold out».

Nella classifica della stampa non si sono piazzati molto in alto. Il brano non è stato capito?

«Molti giornalisti sono attratti dalla musica attuale, recente. È anche giusto dare spazio ai più giovani, ci sono brani molto interessanti, ma non si può trascurare chi ha scritto canzoni che sono rimaste nella storia». 

Tra i giovani artisti presenti in gara chi l’ha colpito?

«Sicuramente LDA. Mi piace nella sua semplicità. È un melodico. Lo dirigerò durante la serata delle cover, si esibirà con Alex Britti in Oggi sono io. Sarà un bel duetto».

Ha ascoltato gli altri brani in gara? Ha una preferenza?

«Mi è piaciuto molto il brano di Tananai e quello di Mr.Rain. Mi è piaciuta anche Madame. Anche il testo dei Coma Cosa è molto interessante. Io ho sempre ritenuto che la musica ti fa diventare famoso ma sono i testi che ti fanno vendere i dischi. Al primo ascolto ciò che emoziona è la musica, è normale. Con il tempo l’attenzione si sposta sul testo, sul significato, sulle parole.

C’è qualche artista in gara, invece, che ha deluso le aspettative?

«Mi aspettavo una scelta artistica più audace da Anna Oxa e da Giorgia».

Maestro, quante volte è stato a Sanremo?

«Non le ho mai contate sai. Qualcuno le ha contate per me, mi hanno detto che sono il secondo direttore di tutti i tempi, ne ho fatti sicuramente più di venti».

In cosa è cambiato il Festival negli anni?

«Cambiano gli artisti, i presentatori, gli scenari ma Sanremo è Sanremo. È l’unico luogo dove non cambia mai niente. Sicuramente Amadeus, rispetto ad altri presentatori che l’hanno preceduto, è molto attento alla scelta di brani che possano avere successo nelle radio, nei mesi successivi».

 

 Rosaria Della Ragione

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